C’è sempre una discreta dose di autocompiacimento
quando si accende l’autoradio, si ascoltano le prime
note
e si riconosce il brano: bravo, ti dici, il tuo
cervello
ha immagazzinato bene la musica
e basta un minimo approccio per dare la risposta esatta
nella tua testa c’è un magnifico mondo costruito
in cinquant’anni di ascolti
Ti sembra sempre di partecipare a un quiz
Crei un gioco e lo fai diventare tuo
credi sempre di
poter vincere
e quando non ci riesci e dovresti arrenderti
bleffi con te stesso fino a quando il conduttore
non ti dice il titolo del brano
Ma sì, alla fine era proprio quello che pensavi tu
Stasera nessun problema, nemmeno un secondo
e il gioco era già finito: troppo facile riconoscere
la suite di Atom Heart Mother, il coro psichedelico
perciò meglio farsi sorprendere dalle lacrime
che ti avvolgono quando il cervello collega
la musica al passato, alle ore trascorse ad ascoltare
quelle cassette registrate velocemente
da un Allocchio Bacchini che adesso sarebbe
un nobile pezzo di modernariato e che allora
era un giradischi strappato alla pattumiera
in attesa
dell’acquisto del primo vero stereo
Dischi ottenuti in prestito da registrare in fretta
per poterli restituire subito all’amico coraggioso
che si era lasciato convincere dopo una corte serrata
al capolavoro che andava divulgato
Registrazioni senza alcun filo di connessione
In presa diretta con una porta chiusa che ogni tanto
si apriva e lasciava passare rumori orribili
che però non riuscivano mai a coprire i meravigliosi
suoni che allargavano la conoscenza della tua mente
senza ricorrere a mezzi artificiali e terribili
Atom Heart Mother,
Fragile, In the Court, Aqualung, H to E
Musica che arrivava da altri pianeti, che superava
ogni
mia concezione di canzone formatasi negli anni
dell’infanzia tra Canzonissima, Sanremo e Disco
per l’Estate e sviluppatasi con l’ascolto
su un mangiadischi giallo e sui juke box da spiaggia
Addio Gianni Morandi, Rita Pavone, Little Tony,
Caterina Caselli, Adriano Celentano, Massimo Ranieri,
Equipe 84, Dik Dik, Nomadi. Addio Lucio Battisti, che
già mi avevi aperto altre strade. Addio anche Beatles
e Rolling Stones, scoperti attraverso i cugini
più grandi. Ora, tra i 13 e i 14 anni, si andava
alla scoperta di nuovi orizzonti musicali.
E’ bastato l’ascolto di un pezzo, di un
solo pezzo
alla radio per capire che c’era qualcosa di diverso
nell’aria, che dovevi crescere anche musicalmente,
che dovevi incamminarti su nuovi sentieri
che ti avrebbero portato
lontano. Molto lontano.
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